Aprire Partita Iva da libero professionista richiede un’attenta analisi preliminare della professione che si desidera iniziare a svolgere in modo continuativo. Difatti, non è possibile rifarsi a una regola precisa e puntuale: per contenere i costi di tasse e contributi è necessario scegliere il regime fiscale e il codice ATECO più adatti al caso.
Aprire Partita Iva libero professionista: costi da sostenere
La prima delle domande che ci si pone quando si inizia a pensare di abbandonare l’attività di lavoro autonomo occasionale e la sua relativa ritenuta d’acconto è proprio questa: quali sono i costi da sostenere per Aprire Partita Iva da libero professionista?
Dipende da chi effettuerà la procedura, ovvero la compilazione della Dichiarazione di Inizio Attività e la comunicazione per via telematica ad Agenzia delle Entrate:
- Chi intende trasmettere direttamente la propria dichiarazione non dovrà sostenere alcun costo.
- Chi sceglie di farsi assistere da un commercialista dovrà sostenere le spese di gestione della pratica. Il pagamento del compenso, tuttavia, viene spesso abbuonato a chi sceglie di affidare allo stesso la gestione della contabilità.
Partita Iva libero professionista: tasse e contributi
Come anticipato, per coloro che decidono di aprire Partita Iva come libero professionista, tasse e contributi da versare variano di caso in caso. In base a cosa?
1. Codice ATECO
È collegato alla Partita Iva (può essere anche più di uno) e indica l’attività che si andrà a svolgere in qualità di libero professionista. È importante sceglierlo con cura perché da questo dipenderanno gli ISA (Indici Sintetici di affidabilità fiscale) e i contributi previdenziali da versare:
- Per gli ISA: a seconda del codice Ateco scelto, per chi dovrà esercitare la propria attività libero professionale utilizzando il Regime Forfettario, l’agenzia delle entrate di anno in anno produrrà dei software che controllano e adeguano i compensi fatturati.
-
Per i contributi previdenziali:
- I professionisti con cassa, ovvero coloro che sono iscritti a un Ordine oppure a un Albo (Es. Architetti, Ingegneri, Medici) seguono le direttive contributive del relativo Albo oppure Ordine di appartenenza (i cui costi di iscrizione variano in base all’Albo o all’Ordine) e generalmente prevedono una contribuzione minima anche senza aver fatturato nulla e una percentuale sul fatturato annuo.
- I professionisti privi di cassa, ovvero coloro che non hanno un Ordine o Albo di riferimento (Es. Social Media Manager, Copywriter, Web Master), sono tenuti all’iscrizione alla Gestione separata INPS e versano i contributi in proporzione al fatturato annuo (se il fatturato è pari a zero, non bisognerà versare i contributi previdenziali).
2. Regime fiscale
In fase di apertura Partita Iva come libero professionista, è molto frequente che la scelta ricada sul Regime Forfettario (fermo restando requisiti e limiti) per via della sua vantaggiosa tassazione (aliquota del 5% per i primi 5 anni; aliquota del 15% per gli anni seguenti), tuttavia non sempre applicabile: ad esempio, se si prevede un fatturato superiore a 65.000 euro, sarà necessario optare per il Regime Semplificato, che prevede il pagamento di un’aliquota variabile in base al fatturato annuo e l’obbligo di applicazione dell’Iva in fattura.
Altri costi di Partita Iva libero professionista: tenuta della contabilità
Un’altra delle uscite di cui tenere conto quando si decide di aprire Partita Iva come libero professionista è quella del compenso al commercialista per la tenuta della contabilità, anch’esso variabile in base a diversi fattori come il fatturato annuo (più alto sarà, maggiori saranno gli adempimenti da svolgere e gestire).
Aprire Partita Iva libero professionista online: come funziona
Dopo il primo contatto consulenziale (via telefono, e-mail o WhatsApp), per aprire Partita Iva online come libero professionista sarà necessario inviare allo studio commerciale:
- Copia del Documento d’Identità e del Codice Fiscale
- Deleghe firmate e sottoscritte digitalmente per l’apertura della Partita Iva e dell’iscrizione all’INPS
Solo a quel punto, sarà possibile inoltrare le richieste ad Agenzia delle Entrate e all’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, che restituiranno le rispettive ricevute da conservare. Lo step successivo prevede la consegna del materiale guida alla fatturazione.